Catechesi per Adulti
Undicesimo incontro
Il Sacramento della Penitenza
Che cosa è il peccato?
Il sacramento della penitenza è il primo dei due sacramenti medicinali; esso comporta la guarigione dell’anima contagiata dal peccato; il peccato è la mancanza di una piena adesione alla vita divina che passa per lo più attraverso la nostra disobbedienza a Dio che ci indica la via della vita e della felicità; non possiamo dimenticare che il peccato ha anche una componente ambientale e culturale che spesso ci condiziona.
Per capirlo torniamo ai racconti di Gn dove troviamo al capitolo terzo la narrazione del peccato originale
Compare la figura del Serpente che ci rinvia al peccato degli angeli; la conclusione dell’Apocalisse chiama «il drago, il serpente antico che è Diavolo e il Satana» (Ap 20,2), questi termini rimandano chiaramente il lettore al serpente dell’inizio della Genesi (Gen 3).
Esso interloquisce con l’uomo distorcendo la figura del Creatore e dipingendolo come chi gode a mettere dei divieti… e comincia il sottile gioco della menzogna poiché dapprima esaspera il comandamento divino dicendo che Dio avrebbe vietato tutti gli alberi, poi prospetta una felicità oggettivamente desiderabile nel momento in cui si fosse superato il divieto “sarete come lui”. Fa leva sul vizio più profondo e recondito che è la superbia, inalienabile per l’uomo!
L’esperienza sensibile, ancora immatura, fa vedere quel divieto come irragionevole e il frutto desiderabile e bello. Perciò la disobbedienza è compiuta. Le conseguenze sono ben note: la rottura dell’armonia della creazione, della comunione della coppia umana, il propagarsi del male; quando il male entra crea cultura, crea possibilità nuove le quali determinano a loro volta come un precipitare delle cose ed un’espansione esponenziale del male. Compare l’omicidio che Caino compie contro il fratello.
L’uomo si allontana da Dio. Arriveranno le acque del Diluvio, figura del Battesimo, ma la conoscenza del male, cioè il gusto per il male, lasciano traccia nel cuore dell’uomo.
Da solo egli non potrà rialzarsi diviene necessaria la grazia divina; tuttavia anche l’uomo dovrà necessariamente fare la sua parte Il senso della penitenza ruota attorno a due parole ben precise: Misericordia e conversione
Misericordia
E’ il punto di partenza; se Dio non fosse misericordioso, cioè disponibile alla riconciliazione non esiterebbe possibilità di perdono. Vale la pena di chiarire però questo termine nella lingua ebraica esso è indicato con l’impiego di due diversi lemmi; essi ci svelano alcune interessanti sfumature:
-
rehamin: designa in particolare le viscere, al singolare il grembo materno; esprime il legame intimo, ed è usato per indicare un rapporto “viscerale” profondo, fatto di tenerezza, che parte dal cuore, e coinvolge tutte le emozioni: es. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. (Sal 102,13) Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore (Ger 31,20)
-
hesed: è una misericordia che non nasce dalle viscere ma che piuttosto muove da un atto dell’intelletto e della volontà sulla base di un impegno coscientemente preso; indica la bontà, la compassione, il perdono sulla base di un patto, di un’alleanza.
L’agire di Dio è differente da quello dell’uomo; non agisce sulla base di emozioni, di vendetta, di collera… ma sulla base di misericordia
La misericordia si manifesta su tutte le creatur Sal. 33, 5 della misericordia del Signore è piena la terra)
Sapienza 11,23-12,1 Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
La Misericordia è particolarmente rivolta al suo popolo Sal 135, in cui Dio accompagna con fedeltà e tenerezza la storia del suo popolo ricordando la sua alleanza; su tratta si un’alleanza nuziale, fatta con un patto (Noè, Abramo, Mosè…) Ger 31,3 «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà.
Conversione
E’ il primo invito di Gesù; nella lingua greca metànoia significa cambiare modo di pensare, nel latino cum-vertere voltarsi verso. E’ lo sforzo umano che si rimette in linea con il disegno di Dio che accoglie il dono della sua misericordia. La conversione è una grazia che coinvolge tutte le nostre facoltà cognitive e volitive. Fin da subito si dice che Gesù avrebbe salvato li mondo dai suoi peccati; egli viene indicato come l’agnello corta su di se il peccato del mondo e Gesù dichiara che il figlio dell’uomo è venuto per chiamare i Peccatori alla conversione. Perciò insegna ad andare al cuore della legge perché il male sia estirpato dall’intimo dell’uomo e tutto il lui possa essere purificato. La misericordia di Dio richiede anche la corrispondenza dell’uomo.
Grazie a queste due dimensioni, divina ed umana comprendiamo come il gesto del perdono sia “sacramento” cioè azione congiunta dell’uomo e di Dio.
Un brano biblico
Un brano che ben descrive la “struttura essenziale” del perdono è la parabola dei due fratelli in cui troviamo tutti gli elementi spirituali e psicologici relativi al sacramento del perdono (Lc 15).
11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
-
Il peccato parte da una pretesa “ingiusta” ma viene misteriosamente tollerato da Dio in favore della nostra libertà. Esso però comporta la privazione dei doni che riserva la comunione con lui
-
Il peccato che è illusione non produce il vero bene
-
Il peccato viene ad essere minacciato quando scendiamo nel profondo della coscienza (esame di coscienza).
-
Da esso nasce un pentimento, non necessariamente perfetto, (contrizione) ma sufficiente a farci tornare indietro
-
È necessaria l’accusa ed il gesto concreto non essendo bastante il pensiero unita al desiderio di evitare per l’avvenire
-
E l’accettazione delle conseguenze meritate (penitenza).